Diaspro – Libeccio antico di Sicilia

Re indiscusso del barocco, questo marmo fu particolarmente amato
dallo scultore Gian Lorenzo Bernini che lo adoperò profusamente
in molte sue opere, tra queste, mirabile è il drappo scolpito nella tomba
di Papa Alessandro VII a San Pietro in Vaticano.
Re del Barocco

Il diaspro tenero di Sicilia viene estratto nelle montagne di Custonaci, presenta una colorazione imprevedibile che va dal rosso cupo al giallo ocra, con rare intrusioni bianche. In passato era conosciuto anche col nome di libeccio di Custonaci

Dalla stessa cava si estraggono la breccia pontificia e il Sicilian Rose

Unico al mondo

La sua unicità insieme alle difficoltà legate alla sua estrazione rendono il diaspro tenero di Sicilia un materiale particolarmente prezioso: un tempo utilizzato sopratutto nelle chiese più importanti e nei palazzi nobiliari oggi viene utilizzato in lastre a macchia aperta per pavimenti importanti o rivestimenti di pareti di bagni e living room.

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bagno in avorio di segesta e diaspro

Il libeccio antico o Diaspro è un calcare poligenico con clasti di dimensione fino a decimetrica, originari da strati variamente colorati di un’unica formazione e talvolta frammisti a grappoli di bioclasti. Tali frammenti, dai contorni prevalentemente angolosi, sono immersi in un cemento costituito da fanghi calcarei depositatisi in sacche paleocarsiche i cui toni cromatici vanno dal rosso vinaccia al bruno, dal giallo scuro al beige fino al verde pistacchio. Appartenente alle formazioni geologiche del trias superiore (ca. 200 milioni di anni fa), si è formato in ambiente marino.
Denominato storicamente libico di Trapani o Diaspro tenero di Sicilia, viene cavato a c.ca 550m s.l.m. nel territorio trapanese di Custonaci, il maggior bacino estrattivo siciliano e il secondo in Europa.

Le prime tracce di utilizzo si hanno sul finire del ‘500 affinando l’uso di questa pietra col marmo di Carrara nella decorazione di monumenti e chiese inizia a diffondersi l’uso prima in Sicilia e poi nel resto d’ Italia fu apprezzato anche fuori dalla Sicilia e dal vicino porto di Trapani fu esportato nel corso del XVII e VXIII secolo, trovando impiego in rilevanti architetture di molte città italiane. Tra le opere più prestigiose va annoverata la tomba di Alessandro VII nella basilica di San Pietro in Vaticano, scolpita da Gian Lorenzo Bernini tra il 1672-78; nel monumento funebre incentrato sulla statua del papa in preghiera, il diaspro, superando le difficoltà connesse alla natura disomogenea del materiale, servì per modellare il pesante drappeggio che avvolge le sculture -personificazioni della Carità, Verità, Giustizia e Prudenza e pende sulla sottostante porta, incorporando uno scheletro dorato con la clessidra. Nella reggia di Caserta, costruita da Luigi Vanvitelli dal 1751 per Carlo III di Borbone, assieme ad altri marmi siciliani (giallo di Castronovo e grigio di Billiemi) il libeccio fu usato per impreziosire gli interni, come nella balaustra dell’imponente scalone che immette agli appartamenti reali o ancora nel pavimento a formelle esagonali della sala di Marte.


Anche in Piemonte è possibile riscontrare realizzazioni in diaspro: qui Filippo Juvarra, forse memore delle qualità dei marmi della sua terra d’origine, ne fece uso in diverse architetture, come mostra l’interno della chiesa della Confraternita della SS. Trinità (1717-1734), dove i blocchi di questo marmo importati dalla Sicilia vennero adoperati per realizzare cornici e specchiature.


Le architetture menzionate non esauriscono certamente i casi di studio e la selezione operata con mero scopo esemplificativo mostra come il libeccio antico di Custonaci, in tutti i possibili impieghi (piccole tessere per gli intarsi e sottili lastrine per le impiallacciature, come anche grandi lastre combinate “a macchia aperta” a creare straordinari disegni policromi per i rivestimenti parietali e specchi d’altare, o ancora elementi a tutto tondo, quali balaustri e colonne di medie dimensioni), per le sue caratteristiche materiche, che lo rendono un marmo “mischio” naturale, nell’accezione vasariana del termine, può considerasi il più “barocco” dei marmi siciliani, perfettamente in linea con la tensione creativa che sottintende a molte delle opere di questa stagione artistica.

San Pietro in Vaticano

Tomba di Papa Alessandro VII
ultimo lavoro di Gian Lorenzo Bernini